E’ arrivata la stagione della corsa. E per qualcuno il giorno più bello dell’anno: la maratona. Tutti i consigli del doc per godersela al meglio. E tagliare il traguardo…
Si è appena disputata la maratona di Chicago
L’autunno è la stagione calda del maratoneta: le grandi classiche in Italia ed all’estero si corrono proprio tra ottobre e novembre. Infatti nel mondo dei runners tutto gira intorno alle prossime domeniche: Chicago e Amsterdam sono andate da poco e dietro l’angolo ecco Venezia e New York, a seguire Torino, il 16 novembre (eccovi tutte le info) ed in coda Firenze (l’obiettivo delle nostre girls: qui vi raccontiamo il loro allenamento).
Nonostante tra i non-runner NY sembri la GARA per eccellenza e chi l’ha fatta venga considerato un eroe, TUTTE però misurano 42,195 km e TUTTI quelli che le corrono e le finiscono sono MARATONETI.
42 km: una distanza che fa tremare le gambe a chi non l’ha mai corsa e che fa rivivere mille ricordi a chi l’ha già sostenuta. Un viaggio sulle gambe, un impegno che conclude mesi e mesi di preparazione, di sacrifici, di tempo rubato alla famiglia, agli amici, al sonno. Quando si percorrono gli ultimi chilometri prima del traguardo si rivede il film di tutto quello che si è fatto prima e anche per i più cinici l’emozione è grandissima.
Alex Zanardi, plurimedagliato alla Venice Marathon, quest’anno sarà testimonial del Charity program
Che dire allora a quelli che tra poco saranno allineati in partenza? Poche cose semplici.
Innanzitutto, il giorno della gara non si deve inventare nulla, la maratona si sceglie con il cuore ma si corre con la testa e le gambe. Quel giorno tutto deve essere già deciso e provato nei lunghi degli ultimi due mesi: l’alimentazione, che deve essere curata già negli ultimi 2-3 giorni, le scarpe e l’abbigliamento, il ritmo da seguire sin dall’inizio, la frequenza cardiaca su cui regolare lo sforzo.
Dal momento del via bisogna avere in testa un mantra: correre con il maggior risparmio possibile di energia! Facile a dirsi, meno facile a farsi. All’inizio ci si sente bene, pieni di energia, la gente intorno va e c’è la voglia di allungare il passo: dentro di noi si fa sentire una vocina, dice “vai che fai il tempone!”. Bisogna zittirla!
Se nei lunghi abbiamo visto che la nostra velocità di gara dovrà essere, diciamo di 4’45”, per nessuna ragione dovremo cedere al desiderio di fare qualche secondo in meno. Ne pagheremo lo scotto più avanti, e con gli interessi. Questa euforia ci può anche portare a variazioni di velocità o di direzione per superare i concorrenti più lenti: questi cambi tagliano le gambe, vietato farli, meglio guardare avanti e “guidare” regolari anticipando le situazioni con correzioni “morbide”.
In gara è fondamentale rispettare il cronometro. Vietato farsi prendere dall’entusiasmo
Sin da subito occhio alla velocità al km ed alla frequenza cardiaca che sono il nostro contachilometri e contagiri. Dopo il 10° km di solito le cose si tranquillizzano e fino al 25-28° km tutto procede normalmente. Il gruppo è sgranato, i ristori meno affollati e si va…
Dal 28-30° km inizia la gara. Quella contro il nostro corpo, che ci fa notare (e in modo piuttosto sgarbato) la presenza di muscoli che non avevamo mai saputo di avere: non possiamo fare di niente di più che stringere i denti. Chilometro dopo chilometro.
Se fin qui però abbiamo corso bene, inizieremo a “raccogliere” i molti che hanno peccato di ottimismo e che ora stanno andando in riserva. Questi sorpassi ci galvanizzeranno e ci sentiremo fortunati rispetto a quelli che stanno rallentando.
Allora avanti, sino alla fine! Andiamo a tagliare questo traguardo e portiamo a casa un successo che è solo nostro. In un mondo di compromessi e accomodamenti, la Maratona è qualcosa di solo nostro.
Garmin Fenix 2 alla prova del dott. Il cardiofrequenzimetro è un must per gli atleti Vitalia: per un buon training, si sa, è vietato improvvisare.
Dai primi di giugno ho al polso il nuovissimo Garmin Fenix 2, cardio gps evoluzione del famoso Fenix 1 che avevo avuto in test per tre mesi tra la fine dell’inverno e la primavera. A dire il vero, il Fenix 1 non mi aveva entusiasmato: lento nel prendere il segnale, un po’ complicato nella gestione delle funzioni, poco pratico per l’uso quotidiano di chi corre. Niente di convincente, insomma, a parte un apprezzabile lavoro di cosmesi grafica: quadrante nero, retroilluminazione rossa (peraltro fighissima). E’ logico quindi che le mie aspettative per il nuovo arrivato fossero tiepide. Invece… la musica è cambiata e molto: Garmin ha saputo migliorare in maniera sostanziale.
Così ci piace
Maggiore velocità nel ricevere il segnale GPS, maggiore precisione nelle distanze, misurazione delle dinamiche di corsa grazie all’accelerometro inserito nella fascia cardiaca, migliore funzionalità dei pulsanti, misurazione della distanza e delle bracciate in acque aperte. Insomma un prodotto migliore!
In questi mesi l’ho messo alla prova praticando escursioni, ciclismo, corsa, trail, nuoto. Prima di cominciare un po’ di personalizzazione delle pagine dati per visualizzare i numeri che più mi interessano e via. Verdetto pienamente soddisfacente: il computer è affidabile e si è adattato in maniera egregia alle varie attività.
Interessanti i dati sulle ore di recupero necessarie dopo l’allenamento e sulla capacità aerobica stimata. La precisione nel misurare le distanze, verificata con il GPS dell’Iphone, c’è. Anche i dislivelli sono calcolati correttamente. In mare, ho invece avuto distanze imprecise.
Cosa non ci piace
Il salvataggio di un’attività fatta o il richiamo di una traccia o di un allenamento sono lenti e richiedono svariati secondi. La previsione dei tempi sulle distanze 5-10-mezza e maratona sembrano ottimistiche. La personalizzazione delle pagine dati richiede pazienza e non è molto intuitiva, sarebbe meglio poterla fare anche da pc. Le funzioni Bluetooth, grazie alle quali è possibile vedere le chiamate ed i messaggi in arrivo sul telefono, escludono l’utilizzo del cardiofrequenzimetro.
Conosci te stesso
Infine c’è l’upload automatico dei dati su Garmin Connect tramite Garmin Express e la perfetta compatibilità su Strava. Su queste piattaforme software è facilissimo analizzare i risultati di ogni allenamento e tenere conto del volume e dell’intensità del lavoro su base giornaliera, settimanale e mensile. Forse è proprio questo il vantaggio di usare quotidianamente uno strumento così: acquisendo continuamente informazioni sull’allenamento ci si migliora, si impara meglio come gestire le sedute e che risultati attendersi.
Per chi
Il Fenix 2 è perfetto per gli appassionati di sport nella natura, a 360°. E’ sempre utile: di corsa o in bici, nuotando o correndo in un bosco, sciando o facendo una semplice camminata. Offre una quantità incredibile di dati e, in alcune situazioni, contribuisce in modo decisivo alla sicurezza grazie alla possibilità di visualizzare e seguire la traccia per tornare al punto di partenza. Se invece siete solo runners o ciclisti prendete un modello dedicato, sarà tutto più semplice.
[button color=”red” size=”small” link=”http://www.vitalia-informa.it/sai-usare-il-cardiofrequenzimetro/”]Come si usa il cardiofrequenzimetro?[/button]
Avete ancora spazio nella valigia? Veniamo in vacanza con voi. Niente di ingombrante: siamo grandi come un cardiofrequenzimetro. Sì perchè il vostro “orologio”, con la fascia e il cavetto per il pc, è un filo diretto con lo staff di Vitalia.
Vi piacerebbe essere seguiti nel vostro programma di allenamento anche mentre correte dall’altra parte del mondo? Vi piacerebbe avere ogni settimana la vostra tabella aggiornata in base ai risultati?
Bene, è possibile. Basta essere dotati di uno dei nuovi GPS-CardioGarmin, indossarli durante l’allenamento (come funzionano?) e scaricare i dati sul pc, utilizzando programmi come Garmin Connect, MyAsics (che si appoggia comunque a al sistema Garmin) o il classico Strava(ve li presentiamo qui).
Tutte le informazioni saranno visualizzabili e analizzabili in remoto da chi vi sta seguendo: grazie all’analisi dei dati il vostro “coach” potrà fornirvi il nuovo programma. La tecnologia è molto semplice ed affidabile ed anche chi non è particolarmente “digitale” non troverà alcuna difficoltà. Per contro, i dati visualizzabili sono davvero tanti. Nei modelli di base (il costo si aggira intorno ai 150 euro) si possono vedere distanza, passo, frequenza cardiaca, altitudine e mappa del percorso. I modelli top – si va dai 300 ai 400 euro – consentono anche il calcolo del tempo di recupero e l’analisi delle caratteristiche di corsa come falcata, oscillazione verticale, frequenza dei passi e tempo di contatto al suolo. Tutto ciò, grazie ad un minuscolo accelerometro alloggiato all’interno della fascia cardiaca.
Anche durante le ferie vi teniamo d’occhio… come in palestra!
Ce n’è quanto basta per poter capire anche a migliaia di km di distanza come stia procedendo il vostro allenamento, se avete recuperato bene, se state progredendo o se avete fatto un po’ troppo tardi la sera e state battendo la fiacca… Il vostro programma arriverà aggiornato e pronto per impegnarvi per un’altra settimana di corse.
Charlotte e le altre Girls lo stanno già usando e i loro dati arriveranno nel pc di Vitalia dai luoghi dove saranno in viaggio. Le seguiremo ovunque, senza mollare. Perché la Maratona non va mai in vacanza.
Puntuale come il solstizio d’estate, giovedì 3 luglio ritorna la Valentino.
È una gara fantastica, dura e divertente allo stesso tempo. Percorso nervoso, brevi rettilinei, curve, salite e discese.
Sembra che tutti partecipino per il gusto di stare insieme ed invece allo sparo si parte a tutta alla ricerca del tempo, per battere l’amico, per arrivare meglio dell’anno scorso.
Il problema è che è caldo, di solito, ed è anche umido e sono anche le otto di sera e si hanno alle spalle otto o nove ore di lavoro.
Allora qualche consiglio per non finire sui gomiti.
Il pranzo non va saltato: una bella insalatina con bresaola o tonno, un panino, una macedonia e mezzo litro di acqua minerale.
Alle 17 spuntino: un Enervit pre-gara o una fetta piccola di crostata.
Alle 19,30 arriviamo in zona gara, portandoci una borraccia con Enervitene in 500 cc di acqua molto fresca.
La berremo facendo riscaldamento. E già perché il riscaldamento è importante anche con il caldo. 10’ a ritmo blando e poi tre progressioni da un minuto. Un po’ di stretching e via in griglia.
3, 2, 1… pronti per il nuovo progetto di Vitalia e RunningCharlotte? Se vi è piaciuto il primo, di questo vi innamorerete. Lascia o raddoppia? Abbiamo moltiplicato per quattro: l’entusiasmo, la distanza, le runners e (un po’ meno) il tempo. Abbiamo 5 mesi per preparare quattro amiche ai 42,5 km di Firenze (la gara è il 30 novembre, sono aperte le iscrizioni, se vi va). Fate il tifo per noi?
Eccoci in pista per un’altra avventura. RunningCharlotte stavolta si è fatta in 4 per la maratona: ha arruolato altre tre donne per creare un team rosa lanciato verso Firenze. E noi di Vitalia ovviamente siamo al loro fianco.
Abbiamo iniziato facendo il punto della situazione con una bella batteria di test: misurazione della soglia anaerobica con il test del lattato, misurazione della massa grassa e massa muscolare con impedenziometria, misurazione dell’equilibrio del sistema neurovegetativo con l’analisi dell’heart rate variability, e infine valutazione del passo.
Proviamo a spiegare: il primo test ormai non ha più segreti, mentre per il secondo ci siamo avvalsi di una bilancia impedenziometrica che analizzando l’impedenza offerta dal corpo umano al passaggio di una corrente a bassissima tensione riesce a calcolare la quantità di grasso corporeo e la sua distribuzione tra braccia, tronco e gambe. L’ultimo test, quello dello dell’heart rate variability, consiste nel rilevare l’elettrocardiogramma per 2 minuti e analizzare le micro variazioni di frequenza cardiaca a riposo. In situazioni ottimali l’attività del sistema vagale e del sistema simpatico dovrebbero essere in equilibrio, mentre nelle condizioni di scarso o eccessivo allenamento l’uno tende a prevalere sull’altro. In più, durante il test sul tapis roulant, abbiamo registrato ad ogni velocità la frequenza e la lunghezza della falcata (così). Un dato in più su cui fare delle comparazioni al prossimo test, che ci è utile per capire la tipologia di corsa delle ragazze.
Ma dopo tutti questi discorsi, come vanno ‘ste ragazze?
Bene, innanzi tutto, il loro peso, il loro livello di stress e la loro velocità di soglia hanno fornito dati molto buoni. Poi il gruppo è davvero omogeneo: pochi secondi di differenza nella velocità critica.
Leggermente diversa è la condizione generale, dove qualcuna dovrà fare un po’ più di lavoro di fondo. Comunque niente di preoccupante, abbiamo tempo. In sintesi ecco i dati:
Siamo partiti bene. Insomma è un bel team che può allenarsi insieme traendo reciproco beneficio.
L’analisi della tecnica di corsa e camminata è stato fino a qualche anno fa appannaggio esclusivo di strutture dedicate alla ricerca in campo universitario o industriale. I costi e la complessità dei sistemi ne precludevano l’uso su larga scala e questo tipo di valutazioni restava accessibile ad atleti o tecnici addetti allo sviluppo di prodotti come ad esempio le scarpe da running.
Negli ultimi anni la diffusione di tecnologie a prezzi “democratici” ha reso accessibili anche ai centri minori le dotazioni strumentali, così che oggi si può offrire il servizio anche a sportivi dilettanti e a persone in fase di riabilitazione (e con risultati significativi).
Vitalia è dotata di tecnologia Optogait che permette di valutare il passo e la corsa su tapis roulant su due livelli: l’acquisizione dei dati (lunghezza e frequenza di falcata, tempo di contatto del piede a terra e tempo di volo) e la ripresa video del gesto (con due telecamere: frontale e laterale).
Optogait è un sistema di rilevamento ottico, composto da una barra trasmittente ed una ricevente. Ciascuna barra di un metro contiene 96 led (risoluzione 1,041 cm.). I led posizionati sulla barra trasmittente comunicano di continuo con quelli sulla barra ricevente. Il sistema rileva eventuali interruzioni e ne calcola la durata.
Questo permette la misurazione dei tempi di volo e di contatto durante l’esecuzione di una serie di balzi, con una precisione di 1/1000 di secondo o, nel caso in cui si applichino le barre lungo il tapis roulant, l’acquisizione dei dati della corsa o della camminata. Partendo da questi numeri di base, il software dedicato consente di ottenere con la massima precisione ed in tempo reale una serie di parametri legati alla prestazione del soggetto. L’assenza di parti meccaniche in movimento assicura precisionee grande affidabilità. Ma non è finita: le due telecamere associate al sistema registrano l’esecuzione del gesto in HD e grazie a ciò, in pochi minuti, è possibile visualizzare il gesto della corsa a diverse velocità e comparare i dati numerici con un’analisi video qualitativa.
L’analisi computerizzata del passo permette di evidenziare eventuali asimmetrie nell’appoggio e nei tempi di contatto al suolo, rende visibili problematiche di prono-supinazione e di varismo-valgismo e molto altro. In base a queste osservazioni si potranno scegliere le calzature più idonee al proprio stile di corsa o si potranno pianificare lavori di rinforzo/allungamento muscolare personalizzati. Nel campo della rieducazione funzionale, è possibile posizionare il video del pc davanti al treadmill per visualizzare in tempo reale le informazioni sul passo. In tale modo si attiva un meccanismo di biofeedback che fornisce stimoli continui alla persona che si sta riabilitando.
In sintesi, l’uso di uno strumento come Optogait per l’analisi del passo nell’ambito medico arricchisce la possibilità di fornire indicazioni individualizzate per l’allenamento e la rieducazione e consente di analizzare con precisione la causa di patologie da sovraccarico funzionale presenti in molti podisti. Con questo tipo di test si completa quindi l’analisi funzionale del runner, nei suoi due aspetti della valutazione di parametri metabolici (lattato, FC) e di quelli di tipo kinesiologico-biomeccanico.
Contattaci per avere informazioni sul test con Optogait da Vitalia.
Carlotta ha iniziato a correre ad una velocità di 8 km/h (cioè piano), aumentando progressivamente di 1 km/h ogni 4’. Le abbiamo chiesto di dare letteralmente il massimo e abbiamo interrotto la progressione solo quando praticamente non ce la faceva più. Il test del lattato, infatti, si conclude quando l’atleta percepisce un’intensità dello sforzo pari a “molto duro” in una scala da 0 a 10.
La fase successiva è stata quella dell’analisi dei dati per poter formulare il piano di allenamento.
L’andamento della curva serve ad individuare la prima soglia, quella a cui correre i lunghi, e la seconda soglia, la vera e propria soglia anaerobica. L’analisi del grafico dice inoltre molte cose sulle caratteristiche della persona e su come si dovrebbe orientarne l’allenamento in funzione dell’obiettivo. Le scelte sono infatti diverse in base al tipo di gara: 10km, ½ maratona, maratona.
Chiariamo subito che il test deve essere “interpretato” e quello di Charlotte ne è un chiaro esempio.
Se infatti avessimo applicato la classica regoletta dell’assegnare le velocità di soglia corrispondenti alle 2 e 4 millimoli di acido lattico (i runners più esperti ne avranno sicuramente sentito parlare), avremmo sovrastimato la prestazione della nostra atleta e di conseguenza le avremmo assegnato un programma troppo intenso.
Infatti, la prova di Charlotte ha avuto un andamento regolare ma denota che la nostra atleta ha prediletto in questi mesi allenamenti a velocità costante al ritmo del fondo lungo. A fine test, inoltre, la quantità di lattato prodotta è stata bassa e questo è un ulteriore segno di carenza di allenamenti ad alta intensità.
Allora, visto che l’obiettivo è quello di correre al meglio una gara di 10 km, abbiamo modificato il piano di allenamento settimanale aumentando l’intensità di alcune sedute per migliorare la potenza aerobica e, di conseguenza, alzare la velocità di soglia.
Questi sono i “numeri” di Charlotte, quelli che useremo per darle degli obiettivi diversi di seduta in seduta.
In questo modo si potrà verificare su strada – cronometro e cardiofrequenzimetro alla mano – che quanto calcolato in laboratorio sia effettivamente corretto.
Vola, Charlotte!
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In questo video ti spieghiamo come funziona il test del lattato (il prelievo, lo sforzo, le analisi….).
Contattaci per avere informazioni sul nostro test del lattato.
Charlotte chiama Vitaliaè una storia di amore per i dettagli. E’ l’incontro digitale-podistico di una runner-blogger e di un medico dello sport 2.0.
Running Charlotte registra ogni km sul suo blog. Vive a due passi da Vitalia, ma ci ha conosciuti su Twitter… quando ci ha cercati non abbiamo avuto dubbi: un’atleta così bisogna allenarla online!
Per questo da oggi il nostro blog ospiterà una sezione speciale con il racconto dei suoi progressi. Di settimana in settimana vi aggiorneremo: i ritmi saranno serrati, abbiamo un obiettivo preciso. Anzi, un traguardo: quello della DeeJay Ten di Firenze, il prossimo 18 maggio. La gara richiede di curare alla perfezione ogni aspetto della corsa: sono solo dieci km, bisogna andare a tutta.
Il lavoro di Charlotte si dividerà in varie fasi, e prevede, oltre all’allenamento individuale, test specifici e sedute da Vitalia.
Si parte con un classico test del lattato sul treadmill per verificare la velocità e la frequenza cardiaca a cui correre il lungo, il medio e le ripetute. In base al risultato del test si costruirà anche il programma d’allenamento finalizzato ad una gara ad alta intensità come sarà appunto la DJ10.
Eseguiremo quindi l’analisi biomeccanica della corsa per capire il tipo di corsa di Charlotte e verificare che le scarpe scelte siano adatte al suo tipo. Il test è condotto sempre sul treadmill con il sussidio di un sw che analizza gli impulsi che arrivano da due barre a raggi infrarossi collocate sui bordi del tappeto. Ad ogni impatto del piede, le barre mandano un impulso che viene elaborato dal programma calcolando così tempo di contatto e tempo di volo, tipo di appoggio, simmetria dx-sx, frequenza e lunghezza della falcata. Il tutto è anche filmato con due telecamere che permettono di approfondire, fotogramma per fotogramma, tutte le fasi della corsa.
Da ultimo, si passa alla valutazione della forza e della core stability, perché come abbiamo detto spesso, non si corre solo con le gambe.
Gli esercizi del piano di allenamento di Charlotte serviranno a migliorare la sua tecnica di corsa e la sua stabilità, contribuendo attivamente alla prevenzione di infortuni.
24 settembre 2006, Maratona di Torino. Il primo europeo, undicesimo assoluto, si chiama Alessandro Giannone. Oggi fa correre gli altri: è il Direttore Tecnico di Base Running Team, 450 podisti da allenare e una task force con cui organizzare almeno cinque grandi gare all’anno.
Quando hai iniziato a correre?
Dal 1988 (avevo 14 anni) al 2000 ho gareggiato su pista, con buoni risultati a livello nazionale. Poi a 26 anni sono approdato all’attività su strada. Ho aumentato il chilometraggio e mi sono concentrato su mezza maratona e maratona. Il mio miglior piazzamento è stato quello di Torino, nel 2006.
Chi erano i tuoi modelli da ragazzo?
Ho vissuto l’atletica negli anni dei grandi campioni, quando noi italiani vincevamo le Olimpiadi. Ho avuto la fortuna di correre con numeri uno come Gennaro Di Napoli, di crescere mentre Bordin, Antibo e Panetta incantavano il mondo con le loro imprese. Se proprio devo scegliere le emozioni più forti me le ha regalate Gelindo Bordin. Ma il periodo d’oro degli italiani è durato solo fino al 1995.
Oggi non ci sono campioni in azzurro?
Purtroppo soprattutto nel mezzo fondo prolungato siamo deboli, perché c’è stata poca continuità negli anni. L’ultimo a vincere è stato Stefano Baldini ad Atene nel 2004. Dopo di lui non siamo riusciti ad essere molto competitivi, tranne qualche comparsa: grossi atleti però non ne vedo. Gli unici due sono Lalli e Meucci: sono due talenti. Potrebbe rappresentare il futuro della nostra maratona.
Tu hai smesso di gareggiare?
Non del tutto, ma ho dovuto rallentare molto il ritmo degli allenamenti. Il lavoro di allenatore e organizzatore di eventi da qualche anno è la priorità. Nel 2007 ha aperto il negozio, nel 2008 abbiamo fondato il Base Running Team, ereditando la squadra di Sport City di Alessandro Rastello. Insieme siamo cresciuti da 30 elementi a 450 in cinque anni: proponiamo due allenamenti collettivi nei due parchi principali della città, il Valentino e il Ruffini. Dividiamo i runners in gruppetti a seconda della velocità: così ognuno può crescere con le indicazioni degli allenatori ed è stimolato dal confronto con i compagni.
Perché sessioni collettive, se la corsa è uno sport individuale?
Perché può essere un po’ noiosa, sopratutto quando le sedute sono lunghe e frequenti. Il gruppo è un ottimo incentivo per non scoraggiarsi e arrivare fino in fondo: il piacere della corsa si sente dopo la fatica.
Possono iscriversi anche i neofiti?
Certo. Abbiamo un allenamento apposta per loro, di avviamento alla corsa, il mercoledì. E stiamo provando a strutturarci anche a livello giovanile: ci piacerebbe istituire una Running School. Speriamo che sia pronta per il 2014!
Com’è cambiato il podismo in questi anni?
Una volta eravamo di meno ma la maggioranza aveva velleità agonistiche. Oggi tantissimi corrono solo per stare bene o per piacere. E’ evidente se guardiamo le scarpe. Le tipologie sono aumentate, perché sono aumentati i tipi di corridori: ci sono, ad esempio, molte persone di peso medio alto che iniziano a correre. Per loro servono scarpe più robuste e sostenute. In generale, le calzature sono diventate più tecniche ma anche più delicate: durano meno.
Si spende ancora per i materiali o la crisi ha costretto a tagliare anche su quelli?
No. Gli appassionati investono volentieri perché conoscono l’importanza di avere la scarpa giusta nei piedi. E quelli che sono alle prime armi se ne accorgono subito: escono un paio di volte con quello che hanno in casa, poi si fanno male e allora vengono da noi. Ogni cliente ha le sue caratteristiche: ci sforziamo di consigliare la scarpa più adatta.
Il 13 ottobre è il giorno de “Una corsa da re”. Siete pronti?
Sì! La prepariamo dall’estate. E’ una manifestazione complessa, perché comprende tre corse in un solo giorno. Sono previsti, com’è stato lo scorso anno, 5000 partecipanti. Ho potuto contare su uno staff tecnico molto valido oltre che su i nostri straordinari volontari.
Quali altre manifestazioni gestite?
La “Valentino“, una gara serale in estate (l’ultima lo scorso 4 luglio). Poi la “LingottoRun” (il prossimo 10 novembre), la mezza “Un Po di corsa” (15 dicembre), la “RunTogheter” in occasione del derby Juve-Toro (23 febbraio 2014). Tutte le informazioni sono online sul nostro sito.
E’ più difficile allenarsi per una maratona o organizzarla?
Sono sensazioni diverse: la gestione di un evento richiede un grande impegno mentale, paragonabile a quello fisico di chi corre. E quando vedo che va tutto bene, che tanta gente lavora… beh, mi dà la stessa soddisfazione di un risultato ottenuto con le mie gambe.
Che cos’hanno in comune Vitalia e Base Running?
La qualità del servizio: ottimo da entrambi!
[message type=”info”] La prossima settimana pubblicheremo i consigli per preparare al meglio la “Corsa da re”. Tenete d’occhio i nostri canali social: la pagina Facebook e il profilo Twitter Vitalia Informa. [/message]
L’anno scorso avevamo affrontato il tema dell’allenamento muscolare del podista. In questi dodici mesi ci siamo ulteriormente convinti dell’importanza di tale lavoro nell’ottica del miglioramento della performance, della prevenzione degli infortuni e del recupero dagli infortuni.
Il concetto su cui ci stiamo muovendo è quello dell’allenamento delle abilità motorie: un concetto semplice e rivoluzionario al tempo stesso. Si tratta infatti di spostare il paradigma dell’allenamento che finora aveva avuto il muscolo al suo centro e mettere invece il movimento o i movimenti in primo piano.
In pratica l’allenamento delle abilità motorie ripercorre lo sviluppo delle capacità motorie dall’età neonatale fino all’adolescenza. Si parte dalla posizione prona statica, si passa a quella dinamica (il gattonamento), ci si alza in piedi e, dalla posizione verticale, ci si comincia a muovere. Durante le varie fasi si ricerca costantemente il controllo del core (i muscoli intorno alla vita) e si modificano i punti di appoggio rendendo gli esercizi progressivamente più difficili.
Proseguendo nell’allenamento si introducono altre variabili come la tridimensionalità del movimento e l’uso dei sovraccarichi che aumentano il lavoro necessario a stabilizzare la postura.
Il programma si sviluppa passando da una fase all’altra con i tempi di progressione legati alle capacità di apprendimento individuali.
Qual è lo scopo di tutto ciò? Quello di allenare la muscolatura ed il sistema nervoso che ne comanda le azioni a lavorare in modo sinergico mantenendo stabile il baricentro corporeo e controllando i movimenti di torsione-flessione-estensione del tronco che si succedono ad ogni appoggio.
Qui di seguito un blocco di esercizi specifici per il podista.